PSICOTERAPIA E MODELLI D'ATTACCAMENTO ADULTO

Studio Specialistico di Psicoterapia e Consulenza Psicologica Dott. Antonello Viola, psicologo-psicoterapeuta a Cagliari

 

Per primo John Bowlby usò il termine “attaccamento” per descrivere il legame affettivo che si sviluppa tra il bambino e la figura d’accudimento primaria dopo la nascita e durante la prima infanzia. Bowlby riteneva che il cosiddetto “sistema comportamentale d’attaccamento” costituisse uno dei quattro sistemi comportamentali innati aventi la funzione di assicurare evolutivamente la sopravvivenza delle specie. La qualità dell’attaccamento si sviluppa progressivamente nel tempo con le interazioni tra il bambino e le sue figure d’accudimento. Il tipo d’attaccamento, o lo stato d’attaccamento dell’infante nei confronti della sua figura d’accudimento è in parte determinato dall’interazione tra i due, e in parte dalle rappresentazioni mentali dell’attaccamento detenute dalla figura d’accudimento. Nella sua opera fondamentale, costituita da tre volumi sull’attaccamento e sulla perdita, Bowlby (1969, 1973, 1980) scrisse che i legami d’attaccamento hanno quattro caratteristiche fondamentali: il mantenimento della prossimità (voler stare fisicamente vicino alla figura d’attaccamento), l’ansia da separazione, il rifugio sicuro (la ricerca di sostegno e riparo nella figura d’attaccamento, quando il bambino percepisca il pericolo o quando si senta ansioso), e base sicura(l’esplorazione del mondo sapendo che la figura d’attaccamento proteggerà il bambino dal pericolo). Le relazioni d’attaccamento si evolvono nel corso dei primi due anni di vita e oltre, ma cosa più importante è che le relazioni d’attaccamento precoci coincidono con un periodo temporale in cui si verifica uno sviluppo neurologico significativo del cervello, e dunque, la loro qualità inevitabilmente determina il costituirsi di una serie di caratteristiche psicologiche, legate a schemi mentali e relativi registri di memoria semantici ed emotivi, che influenzano la qualità e la dinamica delle relazioni interpersonali con forte coloritura affettiva.

Durante i primi anni di vita, dunque, sulla base della qualità delle relazioni d’accudimento primarie si sviluppa in ciascun individuo un modello d’attaccamento caratterizzato da schemi mentali e modelli operativi interni improntati alla sicurezza o all’insicurezza. Una volata costituiti, i modelli operativi interni dell’attaccamento si mantengono relativamente stabili durante il ciclo evolutivo, e influenzano, soprattutto inconsciamente, la dinamica delle relazioni interpersonali significative. Gli studi, per esempio, hanno dimostrato che la qualità dei modelli d’attaccamento adulti influenza anche la scelta del tipo di partner, e poi, le dinamiche della relazione di coppia. Le ricerche degli ultimi decenni nel campo dell’attaccamento hanno evidenziato con una certa chiarezza che i modelli d’attaccamento adulto insicuri correlano con un’ampia gamma di disturbi e di sintomatologia psicologica. Nella mia stessa pratica clinica ho avuto modo di riscontrare quanto importante sia la correlazione tra la  qualità dei modelli d’attaccamento adulti e la presenza di problematiche psicologiche. In una mia ricerca,  pubblicata nel 2011 (“Un contributo alla ricerca sulla differenziazione del Sé e alle sue implicazioni in ambito clinico”, Psichiatria & Psicoterapia, 30, 4, 233-256, 2011), ho rilevato che il 76% dei soggetti del campione clinico in studio era caratterizzato da un prototipo d’attaccamento insicuro, di cui il 64% aveva strutturato un prototipo d’attaccamento adulto improntato a un elevato livello d’ansia, e che tanto più elevata era l’ansia relazionale d’attaccamento, quanto più i modelli rappresentazionali del Sé e degli “Altri significativi” avevano una connotazione negativa. I risultati del mio studio suggerivano inoltre che sembrerebbe esistere una correlazione tra alcune componenti dell’attaccamento adulto insicuro e una scarsa differenziazione del Sé: in particolare emergeva che a un basso livello individuativo di differenziazione del sé generalmente si accompagna la strutturazione di un prototipo d’attaccamento adulto insicuro, caratterizzato da un’elevata ansia e da un modello rappresentazionale del Sé negativo, e che i prototipi d’attaccamento insicuri di tipo ansioso (preoccupato e timoroso) si accompagnano a un’elevata reattività emotiva, caratterizzata da scarsa capacità autoregolativa di modulazione dei propri stati emotivi, e a un elevato tenore di fusionalità caratterizzata da un ipercoinvolgimento emotivo e da un’alta iperidentificazione con “Altri significativi”.

Un corpus notevole di evidenze cliniche e di studi suggerisce ormai l’opportunità e la costruttività terapeutica di lavorare psicoterapicamente sulle componenti dell’attaccamento adulto del paziente, data la grande importanza da esse detenuta sui modelli rappresentazionali del Sé e dell’altro e di conseguenza sulla dinamica delle relazione affettive significative, e per l’ormai provata correlazione con l’esistenza di sintomatologia e disagio psicologico. Nella mia pratica clinica sono solito dare grande importanza alla connotazione del modello d’attaccamento adulto che caratterizza il paziente, attraverso una procedura di valutazione e di progressiva consapevolizzazione delle sue dinamiche e della sua incidenza nelle relazioni e nella sfera esistenziale dello stesso. Svolgere un lavoro psicoterapeutico sul proprio modello d’attaccamento, qualora esso risulti marcatamente insicuro, dovrebbe significare armonizzare le proprie relazioni significative, incrementare il livello d’autostima e di differenziazione del Sé. Per questi motivi nel mio lavoro psicoterapeutico con il paziente, attribuisco sempre una posizione centrale alla valutazione del prototipo d’attaccamento, e se necessario a un lavoro centrato sulle sue implicazioni, nel tentativo di correggerne le componenti disfunzionali.

 

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